Storia
Il Comune di Limido Comasco è situato nella breve fascia della pianura comasca che raggiunge i confini delle province di Milano e di Varese, e dista 20 km dal capoluogo.
Lambito ad oriente dal torrente Mascazza ed attraversato ad occidente dalla roggia Bozzente, il Comune ha nell’agglomerato di Limido e nella frazione di Cascina Restelli i suoi due nuclei più rilevanti. Cascine di antica origine e nuovi insediamenti edilizi ai lati della tangenziale di raccordo con la statale Milano – Varese completano il profilo residenziale. L’etimologia del toponimo è probabilmente da porre in relazione con l’ubicazione del territorio “ai limiti” della zona collinare che si esaurisce entro i confini del limitrofo Comune di Lurago Marinone.
Pur non avendo mai ricoperto un ruolo importante negli avvenimenti storici del Contado di Seprio e del Ducato di Milano, dei quali fece parte per vari secoli, Limido trova riscontri episodici ma significativi riferiti al suo passato in diversi documenti ed autori. A partire dal V-VI secolo segue le vicende amministrative, politiche e religiose dell’antica Pieve di Appiano. Una pergamena dell’XI secolo, conservata nell’Archivio Capitolare di S. Ambrogio a Milano, costituisce la prima testimonianza scritta del paese. Il documento tratta di una donazione (nel mese di luglio del 1067) voluta da un certo Benedetto, del fu Domenico di Limido, che stabilisce di destinare il fitto dei suoi beni, situati nel detto luogo e lavorati dal fratello Giovanni, per metà alla canonica di S. Stefano di Appiano e per metà a quella di S. Ambrogio a Milano.
Il “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani” di Goffredo da Bussero (1220-1289) elenca, tra le quarantaquattro chiese della Pieve di Appiano, quella dedicata a S. Abbondio in Limido. Nelle “Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano” del Giulini, nell’anno 1130, tra i capitani e i Valvassori milanesi, compare un certo “Johanes de Limidi”. Dalle cronache medioevali e rinascimentali del Fiamma e del Corio abbiamo notizia di “un cambio di possessioni, diritti e terre nel luogo di Limido sotto il titolo di S. Martino i quali beni appartenevano tutti ai nobili signori Raimondo, Napoleone, Francesco della Torre, figli del Pagano che fu primo a governare il popolo di Milano”. A seguito dello smembramento dell’antico Contado del Seprio, Limido fu inserito nel feudo di Appiano, istituito dagli ultimi Visconti.
Dall’atto di vendita del feudo ad Alonso del Rio Noriega nel 1650 risulta che nel borgo vi erano trentuno focolari (famiglie). Nel corso di alterne vicende ne furono successivamente proprietari, fino al 1706, i Castiglioni, Giovanni Saglier ed i Litta Biuni.
Alla metà dell’Ottocento la “Grande Illustrazione del Lombardo - Veneto” del Cantù ne offre la seguente descrizione: “Limido ha una superficie di pertiche censurarie 6364, 360 a bosco, 80 incolte. Solcato da cinque strade comunali, abbondante di grani, gelsi e lino. I suoi terrieri operosissimi trafficano alquanto di bestiame e sono 860 mentre 20 anni fa appena 600, aumento dovuto all’estensione delle coltura disossandosi brughiere e livellando boschi. La filanda Scalini è provveduta degli ultimi raffinamenti”.
Il primo insediamento industriale del paese, impiantato da Gaetano Scalini, contrassegnò un lungo periodo che ebbe per protagonista questo illustre personaggio, fervente patriota mazziniano, deputato, senatore, del Regno d’Italia e sindaco di Limido dal 1859 al 1899. La filanda, la villa e la fattoria degli Scalini, con i loro vasti possedimenti, furono elementi dapprima stimolanti, ma in seguito frenanti di un’economia quasi esclusivamente legata alle vicende del casato. Oltre a Villa Scalini, un’altra residenza, tuttora in uso come abitazione per le vacanze, è Villa Canali, Stringher. Tra i personaggi di spicco che qui dimorarono vi furono i Brentano Mezzegra e quel Bonaldo Stringher che nel 1900 fu direttore e poi dal 1928 primo governatore della Banca d’Italia. Nato a Udine nel 1854 ed artefice della riforma bancaria del 1893, egli trovò a Limido momenti di riposo e di serenità.
Servito da una linea tranviaria, inaugurata nel 1910 dal percorso Como - Mozzate, soppressa dopo solo venti anni di esercizio sul tratto Appiano-Mozzate, Limido ha trovato nel secondo dopoguerra i collegamenti con il capoluogo e la zona industriale a cui fanno capo i lavoratori pendolari (Milano, Saronno, Mozzate, Tradate).
L’arco demografico del Comune, che nel 1861 contava 905 residenti, ha registrato, nel decennio 1971-1981, il maggior tasso di incremento (30 %), dovuto soprattutto all’immigrazione dalle regioni meridionali, che ha accompagnato lo sviluppo degli insediamenti artigianali ed industriali.
Certo sono ormai lontani i tempi duri dell’emigrazione all’esterno (1860-1920), quando molti Limidesi dovevano varcare l’oceano per cercare occupazione nell’America del Sud. Una grande lapide posta nell’acquedotto comunale riporta un lungo elenco di emigrati in Argentina ed in Uruguay, che contribuirono con il loro denaro alla costruzione della rete idrica. A conferma degli stretti legami che ancora uniscono questo paese della pianura comasca a Montevideo, nel 1960 Limido ricevette la visita del Presidente uruguayano Nardone.
Dal punto di vista dell’amministrazione religiosa, la frazione di Cascina Restelli, dove nel 1856 fu costruita la chiesa dedicata all’Immacolata (anche con il contributo dell’arciduca Massimiliano d’Austria, ricordato in una lapide all’interno dell’edificio), manifestò in passato, in più di un caso, propositi di autonomia nei confronti di Limido, oggi ormai attenuati dall’integrazione delle rispettive popolazioni.
La chiesa parrocchiale, già definita alla metà dell’Ottocento “scarsa al popolo e priva di memorie e di capi d’arte”, venne abbattuta per fare posto all’attuale edificio, sorto su progetto dell’architetto Ugo Zanchetta. Dotata di un apparato decorativo realizzato da Camillo Dossena nel 1954, ha subito modifiche nell’area absidale, ornata da un grande affresco di Alberto Bogani, e in quella presbiterale, rifatta su disegno degli architetti Colombo, Pirola e Vigorelli. La singolare dedicazione a S. Abbondio, patrono della città e della diocesi comasca, non ha riscontro in seno alla diocesi milanese a cui Limido da sempre appartiene. Né le recenti indagini sulla mappa delle proprietà fondiarie dell’antica abbazia di S. Abbondio di Como (secoli XI-XIII) hanno individuato suoi possedimenti entro i confini di questo Comune.
Degne di segnalazione sono alcune cascine di antico impianto, in parte ripristinate, come la Castigliona e la Resta (sede dell’allevamento di cavalli Quarter Horse).
Nella sala consiliare del Palazzo Comunale si conserva un grande busto in bronzo del Senatore Gaetano Scalini.